Il percorso del “doppio”, mi ha indirizzato verso una duplice ricerca del “pieno e del vuoto”. Inconsapevolmente ho sempre lasciato che emergesse nei miei lavori più la parte del vuoto: il fascino dell’assenza della semplicità, dell’intreccio, del trovare un vuoto pieno di senso. Trovare quella parte vuota che costituisce l’utilità per il fruitore.
Un vuoto con presenza.
Ricreo l’equlibrio tra gli spazi attraverso un gesto veloce, facendo emergere mediante l’intervento del filo di ferro ,“vuoti” che saranno riempiti dagli occhi di chi guarda, scegliendo quale parte piena far entrare dentro si sè.
Ho annullato il segno, perchè devo essere guidata dal mio sentire non dal mio volere.
Forza e leggerezza si incontrano e grazie al duplice linguaggio pittorico e fotografico, mantengo attivo il concetto di positivo e negativo, come fosse una presenza e non presenza.
La ripetizione di un gesto, uguale, identico.